Progetto REX.it
La Mental Health Recovery Outcome Star:
uno strumento a supporto di percorsi
di miglioramento
per i servizi di salute mentale
Enti
proponenti
Unità Operativa di Psichiatria n°23 (DSM
Spedali Civili di Brescia), DSM Az. Osp. Desenzano del Garda, Cooperativa La
Rete, Associazione il Chiaro del Bosco, Università Cattolica-Brescia, Centro
Studi Erickson
Coordinamento
Scientifico
Prof.
F. Folgheraiter, Prof. A. Vita, Dr. G. Fazzari, Dr. F. Saviotti
Gruppo
di lavoro
Premessa
- La Strategia Europea per la Prevenzione ed il Controllo delle malattie non trasmissibili afferma con un uno dei suoi sei messaggi-chiave che “le persone devono essere messe nelle condizioni di promuovere la propria salute, interagire efficacemente con i servizi sanitari ed essere partner attivi nella gestione delle condizioni di malattia”.
- Questo processo di empowerment viene proposto come priorità per i prossimi anni dal Mental Health Action Plan for Europe, dal Patto Europeo per la Salute Mentale ed il Benessere e dalla Mental Health Declaration for Europe sia nella sua dimensione individuale che comunitaria.
- L’Organizzazione Mondiale della Sanità tramite il documento “Users empowerment in mental health. Empowerment is not a destination but a journey” edito nel 2010 declina il concetto nel contesto della salute mentale mettendolo in relazione alle possibilità di scelta, di decisione e controllo che gli utenti dei servizi di salute mentale possono avere sugli eventi della propria vita. Uno dei fattori centrali per questo obiettivo è la rimozione delle barriere formali ed informali rispetto alla trasformazione delle relazioni di potere fra individui, comunità, servizi, organismi della rappresentanza.
- Esistono evidenze scientifiche che supportano l’affermazione che l’empowerment delle persone con disturbi psichici ha un impatto positivo sulla loro salute in termini biologici, psicologici e sociali misurabili lungo le dimensioni dell’autostima, della coesione sociale a livello di comunità locali ed un coinvolgimento significativo nella società.
- Il Progetto Regionale Salute Mentale della Regione Lombardia indica fra le priorità per i servizi di salute mentale la responsabilizzazione dell’utente, considerato come protagonista e non oggetto passivo dei percorsi di cura. Analogamente, viene sottolineata l’importanza della partnership fra terapeuti e famigliari attraverso modelli di intervento allargati che tengano conto del contributo delle reti sociali, degli aiutanti naturali e i soggetti del terzo settore.
- Il tema della partecipazione intesa come azione che integra la fruizione di servizi con la possibilità di apportare contributi alla vita della comunità, si ritrova, in una logica di trasversalità a tutte le forme di disabilità e a tutti i settori della società, anche nel Piano d’Azione Regionale 2010-2020 per la Disabilità.
- Soprattutto nelle nazioni di area anglosassone, partecipazione e responsabilizzazione nelle decisioni degli utenti sono parte integrante di una priorità strategica che vuole i servizi per la salute mentale impegnati nel lavoro per il recovery degli utenti, inteso come un percorso personale, non standaridizzabile, attraverso il quale una persona affetta da un disturbo mentale recupera controllo sulla propria vita.
- Il modello del recovery associato all’inclusione sociale, nato dal movimento dei diritti deli utenti, si sta affermando come scelta culturale, formativa ed organizzativa per i servizi di salute mentale a livello internazionale e viene adottato da numerose strategie governative per la salute mentale in base alle quali i servizi devono attrezzarsi per essere “recovery-oriented” tramite percorsi di formazione, adozione di linee-guida, strumenti di valutazione, sistemi di indicatori, etc.
- Anche in Italia si stanno diffondendo esperienze, iniziative, etc che vanno nella stessa direzione e che partono dalla richiesta - fatta in modo sempre più esplicito e maturo - da parte di utenti e loro famigliari, di essere parte attiva nelle scelte sia dei percorsi di cura e riabilitazione che nelle scelte strategiche dei servizi.
Le spinte innovative, nei vari
livelli, condividono le seguenti finalità:
·
realizzazione di un sistema per la salute
mentale completo, integrato ed efficiente in dialogo continuo con il territorio
e ad esso configurato;
·
lotta contro lo stigma e l'autostigma,
l'ineguaglianza, la discriminazione attraverso processi di informazione,
formazione, attivazione personale, familiare e sociale;
·
stimolare la riflessione delle organizzazioni
sulle tematiche del “recovery” nella direzione di una spinta alla
trasformazione e al cambiamento;
·
sostenere l'adattamento di luoghi di vita e
delle pratiche di lavoro a esigenze particolari per favorire processi
collettivi di salvaguardia della salute mentale.
- Strumento obbligatorio per il conseguimento di tali scopi è la formazione per gli operatori, la conoscenza delle realtà internazionali più consolidate, il confronto con gli utenti e le loro associazioni, il riconoscimento reciproco fra chi, secondo la terminologia inglese, è expert by learning e chi è expert by experience, l'adozione di strumenti operativi condivisi. Essi sono gli ingredienti attivi di un percorso di miglioramento/trasformazione per quei servizi che scelgono di fare propria la visione in base alla quale ”la prospettiva del recovery è per tutti: utenti, operatori, organizzazioni stesse ma anche familiari, gruppi sociali, comunità locale”.
- Il sistema dei servizi per la salute mentale tradizionalmente affronta con molte difficoltà l’argomento della capacità del prendere decisioni degli utenti e delle loro famiglie e questo può essere dovuto- fra le varie motivazioni possibili, senza tralasciare le indicazioni giurisprudenziali che finiscono con il condizionare l’operatività dei servizi e dei singoli professionisti-ad un approccio paternalistico che tende a limitare lo spazio decisionale dell’utente e della sua rete naturale assumendosi un ruolo di “garanti” della correttezza delle decisioni possibili nell’interesse dell’utente stesso.
- SITUAZIONE BRESCIANA
OBIETTIVI DEL
PROGETTO SPERIMENTALE
- Costruire un rapporto fra servizi, operatori, utenti e loro famigliari basato su spazi reali di confronto e negoziazione;
- Offrire un percorso formativo ed esperienziale basato sull’adozione di un metodo di lavoro e strumenti condivisi a tutti i livelli.
- In questo quadro di riferimento, il tema della coproduzione fra operatori ed utenti di progetti di trattamento individualizzati è centrale e diventa terreno per sperimentare prassi operative, di relazione, di coinvolgimento di utenti e della loro rete di riferimento secondo modalità innovative per il contesto dei nostri servizi, basate su esperienze positive già in corso in diverse realtà europee.
- Valutare, attraverso uno studio
comparato con un gruppo di controllo e utilizzando indicatori qualitativi
condivisi dal gruppo di ricerca e dalle associazioni di familiari,
l’efficacia dello strumento adottato in termini di empowerment personale,
adattamento e inserimento sociale, riduzione dello stigma e
dell’autostigma, coinvolgimento della comunità territoriale.
5.
Diffondere i
risultati perseguiti al fine di produrre cambiamenti culturali a livello
istituzionale e territoriale e favorire l’acquisizione di processi innovativi
per la promozione della salute mentale.
LO STRUMENTO: La Mental Health
Recovery Star
Il concetto di Recovery fa riferimento non tanto alla
guarigione in senso clinico quanto a un percorso personale che consenta
al paziente di condurre una vita soddisfacente sia sotto l'aspetto
dell'autorealizzazione sia nella possibilità di acquisire un ruolo dignitoso
nel contesto sociale/relazionale.
Il termine venne introdotto negli anni ottanta dal movimento
degli utenti anglo-americani e faceva riferimento alla capacità dei pazienti di
parlare e raccontare della propria esperienza di malattia e delle strategie
personali individuate per gestirla.
Patricia Deegan (1988) ne dava la seguente definizione: “Il
recovery è un modo di vedere, un atteggiamento, un modo di far fronte alle
sfide quotidiane. Non è un processo perfettamente lineare: origina dalla
necessità di affrontare le sfide della disabilità e di ritrovare un nuovo senso
di integrità e valore, un nuovo scopo all'interno dei limiti della disabilità;
l'aspirazione è di vivere, lavorare e amare all'interno di un contesto sociale
a cui dare un contributo significativo”.
La Mental Health Recovery Star (RS) è uno strumento redatto
per conto del Mental Health Providers Forum da Triangle Consulting, una NGO con
sede a Londra che è stato sviluppato con il coinvolgimento di servizi pubblici
e privati inglesi. L’autrice principale è la dr.ssa Sara Burns, psicologa
clinica.
Si tratta di un metodo per la valutazione iniziale, la negoziazione
e la valutazione di percorsi individualizzati per utenti dei servizi
psichiatrici raggiunta tramite un loro coinvolgimento diretto e si basa su
modello psicologico di cambiamento articolato su quattro stadi che sottende la
teoria del recovery.
Per la sua redazione è stato utilizzato un linguaggio
semplice, non clinico, con termini ed espressioni colloquiali in modo da
favorire la massima fruibilità da parte degli utenti e dei loro famigliari.
Lo strumento è stato studiato per essere usato nel rapporto
uno-a-uno fra operatore di riferimento ed utente (e suoi famigliari) ma può
essere usato anche secondo modalità gruppali che prevedono la partecipazione di
utenti esperti come co-conduttori che affiancano gli operatori.
Può essere pertanto considerato:
- Uno strumento per favorire la collaborazione e la partecipazione attiva degli utenti alla costruzione dei propri percorsi individualizzati.
- Una misura per valutare gli esiti e dare evidenza all’efficacia degli interventi basati sul modello del recovery
- Uno strumento per orientare la prassi dei servizi nel lavoro con gli utenti
- Uno strumento di verifica e di supporto alla coproduzione di progetti individualizzati
- Uno strumento per la formazione di utenti interessati a collaborare con i servizi secondo le modalità dei peer-support.
L’adozione dello strumento da parte di un servizio
presuppone una riflessione organizzativa approfondita che deve essere condotta
con il supporto della dirigenza e per questo, accanto al manuale principale
dello strumento (la Users Guide) è stata preparata una guida per le
organizzazioni che è di supporto nello scegliere le modalità più efficaci di
implementazione del metodo.
FASI DEL
PERCORSO PROGETTUALE
a)
Costituzione di
un gruppo di progetto che nasce dall’accordo fra DSM degli Spedali Civili
di Brescia (UOP 23), DSM Azienda Ospedaliera di Desenzano, Cooperativa La Rete,
Associazione il Chiaro del Bosco, Università Cattolica di Brescia (Cattedra di
Metodologia del Servizio Sociale), Centro Studi Ericksson.
b)
Traduzione della
versione italiana della Recovery Star secondo le modalità concordate con
gli autori ed i detentori del copyright (Mental Health Providers Forum).
c)
Incontro con
la dr.ssa Sara Burns.
E’ finalizzato
alla:
1) validazione
della prima traduzione dello strumento
che verrà utilizzato nel pre-pilot study.
2) formazione di un primo gruppo di operatori della UOP 23 e DSM di Desenzano
all’utilizzo dello strumento con utenti da loro seguiti in qualità di
case-manager/operatori di riferimento
3) definizione, in accordo con le
indicazioni dei coordinatori scientifici del progetto, del protocollo dello studio pilota che si articolerà in due fasi:
un test (pre-pilot study) su scala ridotta dello studio e e quindi il lo studio
pilota vero e proprio.
Data prevista: maggio 2011
d)
Avvio del test
nei DSM di Brescia e Desenzano utilizzando la prima traduzione validata
dello strumento.
Lo studio
pre-pilota o test ha i seguenti obiettivi:
1) Verificare
sul campo la fruibilità dello strumento tradotto in termini di comprensibilità,
redazione grafica ed eventualmente avanzare proposte per modifiche.
2) Sperimentare
il sistema di codifica dello strumento: per ciascun utente si raccoglierà una
valutazione iniziale, una intermedia ed una finale.
3) Raccogliere
la disponibilità degli operatori coivolti nel test a collaborare nella
formazione deli operatori che parteciperanno allo studio pilota.
4) Raccogliere
le valutazioni in forma di intervista semistrutturata di 5 utenti e 5 operatori
sull’esperienza dell’utilizzo dello strumento.
5) Valutazione
dei risultati quantitativi e del sistema di codifica degli stessi.
Il test avrà sei
mesi di durata, coinvolgerà due UOP, 40 utenti e 10 operatori e prevederà 4
incontri di monitoraggio ed una
valutazione dei risultati del test con produzione di un report che verrà
presentato al secondo incontro con la dr.ssa Burns.
e)
Secondo incontro
con Sara Burns a Brescia con l’obiettivo di:
1)
Condividere
e discutere i risultati dello studio pre-pilota
2) Revisione finale del protocollo dello
studio pilota che utilizzerà la versione validata sulla base del pre-pilot
study e della back-translation che
verrà effettuata da un traduttore identificato da Triangle Consulting.
3)
Selezione
dei cinque centri che parteciperanno, assieme ai due già coinvolti nel test,
allo studio pilota.
4)
Formazione
degli operatori dei centri selezionati per l’attuazione dello studio-pilota.
f)
Avvio dello
studio-pilota attraverso il quale:
·
Sperimentare
l’applicabilità dello strumento nell’attività ordinaria in sette servizi di
salute mentale e/o servizi gestiti da enti no-profit
·
Sperimentare
modalità di applicazione dello strumento con il coinvolgimento di utenti e/o
famigliari con un ruolo di “peers”.
g) Valutazione
Confronto dei risultati ottenuti con il
metodo sperimentale in termini di outcome quali funzionamento psicosociale,
soddisfazione, qualità della vita, etc vs un gruppo di controllo selezionato
fra gli utenti degli stessi servizi coinvolti seguiti secondo una “standard
care/care as usual”.
Le
aree di “abilità” soggette a valutazione potranno essere:
•
La determinazione
personale a stare meglio
•
L’impegno
per crearsi una vita normale e autonoma
•
L’acquisitine
di abilità sociali
•
Il
coinvolgimento in normali attività di vita
•
Il
coinvolgimento nel supporto tra pari
•
La
partecipazione ai vari interventi psicosociali
•
Comportamenti
conformi al bisogno di essere accettati e di accettarsi
•
Consapevolezza
della malattia ma capacità di vedersi anche al di là della malattia
•
La
riduzione dell’autostigmazione
•
Il
ritorno a soddisfacenti ruoli sociali
•
La
presenza di relazioni positive al di fuori del circuito formale dei servizi di
salute mentale
Lo
studio pilota durerà 12 mesi,
coinvolgerà 7 centri e ciascun centro recluterà 25 pazienti per un totale quindi di 175 pazienti per il
“braccio sperimentale” ed
altrettanti per il gruppo di controllo, appaiati per età, sesso, diagnosi e
durata della presa in carico da parte del servizio ai “casi sperimentali”.
Sono previsti 10 incontri di monitoraggio, 3 incontri
con i coordinatori scientifici.
Sono previsti due report: uno di analisi
dei risultati dello studio, uno di valutazione dell’impatto della
sperimentazione sui servizi.
g) Presentazione e diffusione dei risultati:
Convegno
Il
convegno si terrà a Brescia nei primi mesi del 2013, sarà finalizzato alla
presentazione dei risultati dello studio e prevederà il coinvolgimento dei
servizi partecipanti allo studio, compresi gli utenti ed i loro famigliari in
forme e modi che garantiscano una loro partecipazione attiva reale.
Al
convegno interverrà Sara Burns ed in accordo ai coordinatori scientifici
verranno identificati due relatori che terrrano due “key-note speach” sui
concetti principali dello studio.
Verranno
valutate le modalità più opportune per il coinvolgimento di decisori locali e
regionali.
La durata
prevista è di un giorno e mezzo.
Pubblicazioni
·
I risultati saranno oggetto di (almeno due)
pubblicazioni su riviste scientifiche e di una pubblicazione finale per la casa
editrice Ericksson.
·
Verrà pubblicato e reso disponibile secondo gli
accordi che verranno presi con i detentori del copyright della Recovery Star,
lo strumento nella sua versione italiana.
h) Trasferimento dei risultati del progetto e
delle “lezioni apprese” nel sistema qualità e/o nelle prassi operative correnti
dei servizi coinvolti e presentazione degli stessi a decisori locali e
regionali.
Bando Progetti “Emblematici
Minori” anno 2012
Fondazione
Comunità Bresciana
Titolo Progetto: “Recovery: Organizzare il cambiamento per riprendersi la
vita”
Responsabile: Dr. G. Fazzari, Direttore Unità Operativa di Psichiatria n. 23
Ente proponente: Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia
Enti Collaboratori (no budget): Azienda Ospedaliera Desenzano, ASL Vallecamonica-Sebino,
Azienda Ospedaliera “Ospedale Maggiore” di Crema, Associazione Il Chiaro del
Bosco Onlus, La Rete Coop. Sociale Onlus, Cooperativa Sociale LiberaMente Onlus,
Cooperativa Sociale Si Può Onlus, Associazione Alleanza per la Salute Mentale
Onlus, Associazione Nessuno è un’Isola O.d.V.,
-Abstract-
Sperimentare un programma che consenta ai
servizi di salute mentale di assumere il modello della recovery come best
practice per restituire le persone affette da disturbi psichiatrici ad una
vita dignitosa e ricca di senso: questo è l’obiettivo del programma Rex.it.
La recovery potrebbe essere tradotta in italiano come
“riaversi”, “ri-prendersi”, “ri-costituirsi” cioè tornare ad appartenere a se stessi in un processo in cui la
persona non si lascia passivamente vivere dagli effetti della sua malattia ma
lavora attivamente per costruire percorsi personali di guarigione.
Il concetto di recovery
fa riferimento non tanto alla guarigione
in senso clinico quanto a un percorso personale che consenta al paziente
di condurre una vita soddisfacente sotto l'aspetto dell'autorealizzazione, nella
possibilità di acquisire un ruolo riconosciuto nel contesto
sociale/relazionale.
La recovery fa pertanto riferimento a un modo nuovo di guardare la propria
vita orientato alla speranza, intesa come percorso personale e
collettivo di ricerca di significati e di costruzione di un senso.
Mentre il concetto di ri-abilitazione pone l’accento sulle
abilità, cioè sul saper fare, recovery dà valore alla ricostituzione di
sé in senso globale: recuperare se stessi per ricostruire un nuovo progetto
di vita; “cambiare per ri-conoscersi”.
I
“protagonisti” del percorso di recovery sono i pazienti che, in un rapporto di reciprocità con i servizi di
salute mentale, le reti famigliari e la comunità territoriale individuano un
progetto personale che restituisca un senso alla loro vita.
I servizi di
salute mentale che scelgono di operare secondo prassi “orientate alla
guaribilità”, devono rivedere modelli
di intervento “paternalistici” e assumere, il più possibile, un ruolo di
facilitazione, anche con modalità creative, rispetto a percorsi di guarigione in
un rapporto con la persona stessa, la sua famiglia e l'ambiente relazionale e
comunitario valorizzandone le risorse e le potenzialità.
Si tratta quindi
di un percorso di trasformazione al quale sono chiamati gli operatori dei
servizi, i servizi stessi ed anche gli utenti e le loro famiglie ai quali viene
offerta la possibilità di esprimere il proprio protagonismo attraverso una
partecipazione attiva, “alla pari” con gli operatori sulla base di un loro
sapere esperienziale fino ad ora scarsamente riconosciuto.
Il programma sarà
articolato in tappe su un periodo di due anni (la formazione dei gruppi di
lavoro aperti, lo start-up dei laboratori, la produzione di “moduli”
trasferibili e replicabili, la loro sperimentazione) e si baserà sull’utilizzo
di strumenti per orientare il lavoro dih tutte le parti interessate: la
Recovery Star, i laboratori, il Tavolo Periodico, lo studio di validazione, la
formazione.
Il “prodotto
finale” previsto è tutto il materiale necessario per attivare un “centro
territoriale per la recovery”.
Le tappe:
a)
La formazione dei
gruppi di lavoro: su mandato del Tavolo Periodico ogni servizio ed
associazione potrà consultare persone interessate a partecipare ai gruppi di
lavoro che, una volta definiti, costituiranno i Laboratori del progetto con il
mandato di realizzare i moduli formativi che andranno a costituire i contenuti
formativi per il Centro Territoriale per la Recovery. Questa fase di
consultazione coinvolgerà operatori, utenti, famigliari e prevederà una serie
di incontri che consentiranno di raccogliere e valutare le disponibilità
effettive ad entrare nel lavoro annuale dei laboratori.
b)
Lo start-up dei
laboratori: è previsto per metà febbraio, si avvarrà di un supporto
metodologico per i referenti dei singoli laboratori. Sono previsti almeno 12 incontri.
Ogni
laboratorio lavorerà su un’area tematica: salute mentale, life-skills,
relazioni sociali, lavoro, strumenti di consapevolezza e formazione personale,
comunicazione. E’ prevista la possibilità di articolare il lavoro di alcuni
laboratori in sottogruppi.
c)
Conclusione dei
laboratori: I percorsi laboratoriali si concluderanno nel novembre
2013 con la presentazione dei prodotti finali secondo uno stile comunicativo
che ne renda il più possibile semplice ed omogenea la fruibilità e
l’applicazione da parte dei diversi beneficiari (utenti, operatori, famigliari,
facilitatori).
d)
Sperimentazione
delle attività del Centro Territoriale per la Recovery: i moduli
elaborati dai laboratori verranno sperimentati nei servizi coinvolti nel
progetto proponendoli ad un gruppo di utenti e si andrà a verificarne l’impatto
attraverso uno studio di validazione della durata di un anno.
Gli strumenti:
a)
Il Tavolo
Periodico: è lo
strumento di governo del programma, partecipato da rappresentanti di tutti i
servizi, delle associazioni di famigliari, degli utenti. Ha funzione di
attuazione rispetto al cronoprogramma, di monitoraggio e valutazione delle
azioni previste.
b)
I Laboratori: sono spazi di
lavoro aperti al contributo di operatori dei servizi coinvolti nel progetto, degli
utenti e dei famigliari per realizzare dei moduli formativi corredati di tutti
i materiali didattici sulle aree tematiche centrali per i percorsi di recovery.
I temi saranno: la gestione della propria salute mentale, le reti sociali, le life-skills,
il lavoro, gli strumenti individuali di consapevolezza e di formazione.
A questi
si aggiunge un laboratorio di supporto al programma che gestirà tutte le azioni
legate alla comunicazione dei risultati.
I
laboratori produrranno tutto i materiale necessario ad attivare moduli
formativi per utenti e famigliari sugli argomenti individuati trasferibili e
replicabili in tutti i servizi coinvolti nel programma.
c)
la Mental
Recovery Outcome Star: è uno
strumento per la misurazione del percorso di recovery redatto per conto del Mental Health Providers Forum da
Triangle Consulting, una ONG con sede a Londra.
Si
tratta di un metodo per la valutazione iniziale, la negoziazione e la
valutazione di percorsi individualizzati per utenti dei servizi di salute
mentale effettuata tramite un loro coinvolgimento diretto e si basa sul modello
di cambiamento promosso dalla teoria del recovery.
E’ stato scelto come strumento fondante del
percorso progettuale sia a livello individuale sia per i suoi risvolti
organizzativi: la sua adozione infatti per un servizio implica una riflessione
sullo stile di lavoro degli operatori, sulle modalità di coinvolgimento degli
utenti e di come il servizio si organizza per favorirlo.
L'aspetto grafico
(stella a dieci punte) è di impatto immediato e di facile leggibilità. Ogni punta della stella è graduato da 1 a 10 e
indica un'aspetto della vita della persona:
cura di sé, gestione della propria
salute fisica, gestione della propria salute mentale,
lavoro, relazioni sociali, relazioni personali, uso di sostanze, autostima e fiducia in sé, grado di
responsabilità, speranza e fiducia nel futuro.
La Recovery Outcome Star, è stata oggetto
di studi recenti di validazione ed è stato incluso nelle più importanti
rassegne internazionali sugli strumenti recovery-oriented trovando un impiego
sempre più consolidato non solo nei paesi di lingua inglese ma anche in varie
nazioni europee.
La Recovery Outcome Star dimostra come non si
possa parla di recovery se non si tengono
in considerazione quattro componenti strettamente collegate: la persona,
la rete affettiva personale, i servizi per la salute mentale, la comunità territoriale di appartenenza.
d)
Lo studio di validazione: una volta messi a punti i materiali dai singoli laboratori, i servizi
coinvolti nel progetto li sperimenteranno con un gruppo di utenti per un anno
al fine di verificarne sul campo l’applicazione e valutarne l’impatto su più
dimensioni dei beneficiari coinvolti: livello di salute, di funzionamento
sociale, relazionale, lavorativo.
e)
La formazione: per la
realizzazione del Centro Territoriale per la Recovery come luogo di
“riappropriazione della vita”, è necessario prevedere momenti strutturati di auto-formazione, co-formazione, discussione e
rielaborazione che coinvolgano utenti, reti famigliari, operatori dei
servizi e del non profit e persone a vario titolo interessate. Lo scopo
principe che sottende questa attività è la creazione di una “Comunità per la salute mentale”, vero motore
del cambiamento atteso. Questo strumento prevede l’intervento in qualità di
formatori di esperti internazionali sul tema della recovery.
Il prodotto finale:
I materiali per l’attivazione di un centro territoriale per la recovery che
si compongono di un metodo, di moduli formativi e di un patrimonio esperienziale
di operatori, utenti e famigliari a disposizione dei servizi che ne faranno
richiesta.
Tale Centro infatti potrà essere attivato, implementato in diversi
contesti, presso servizi di salute mentale
pubblici e privati.
In questa direzione, il programma “Recovery: Organizzare il cambiamento
per riprendersi la vita” consentirà la riorganizzazione dell’offerta
riabilitativa dei servizi di salute mentale interessati con percorsi formativi
specifici, di gruppo ed individuali che prevederanno anche l’intervento di
utenti esperti.
I risultati conclusivi del progetto verranno proposti in un convegno
finale che si terrà a Brescia nell’aprile 2015.
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